Dunque dunque…torniamo indietro nel tempo, ma tanto indietro, torniamo nel Mito. Quando c’era una volta Cadmo, figlio di Agenore, che si reca presso l’oracolo di Delfi per capire come districarsi intorno alla scomparsa di Europa. Uno dei soliti dispettosi tiri di Zeus? Perché non abbiamo ancora capito bene cosa veramente fosse successo. Come al solito comunque l’oracolo parla in codice. È comunque lo stesso oracolo che discute in codice da sempre con gli artisti, anche se poi certe sere usa un codice ancora più oscuro. Ad ogni modo suggerisce loro più o meno di andare verso il Pelagon e di accaparrarsi una vacca muggente con sopra inscritti un bel disegno di luna piena. E di seguire quella vacca e vedere come si comporta e se si dovesse fermare o inginocchiare, beh allora il consiglio di sacrificare la vacca, sacrificarla puramente però. E dunque chissà, effettivamente, in quale modo. E poi di fondare, nel punto esatto in cui la vacca si fosse fermata, inginocchiata, o avesse fatto altro di corporale, una città. E così arriverà la fama, e così potrai sposare pure un’immortale o fortunato Cadmo. Dice proprio così a Cadmo l’Oracolo. Cadmo trova la vacca, la segue, fa quel che deve fare e arriva pure un drago cattivo che vuole sterminare tutto quello che si para davanti. Ma Camo uccide il drago, poi semina i denti del drago, siamo in Beozia, glielo aveva suggerito Atena, una che vedeva lontano. Da quei denti nascono come funghetti degli uomini armati. Trovandosi interdetti, attoniti e senza comprendonio, forse perché appena nati, decidono di assalire il loro stesso creatore, ma Cadmo scaglia contro i neonati dei sassi e gli armati presi dal panico finiscono per accanirsi l’uno con l’altro. Coloro che sopravvivono decidono di aiutare Cadmo a costruire una rocca. La rocca di Tebe.

Ora ditemi voi se questa storiella non assomiglia alla storia del Virus Group. Ma proprio identica mi appare. Ve lo posso assicurare! E questa mostra presso la BACC Gallery, immaginata da Sandro e Beatrice, mi testimonia proprio l’idea a ripercorrere il mito di Cadmo con pedissequa libertà e godimento. Un mito che in fondo va alla scaturigine della nascita del moderno alfabeto e dunque del parlare. I denti del Drago cosa altro sono se non il nostro stesso linguaggio? Il linguaggio dell’arte, voglio dire. Quello vero, quello profondo, quello primordiale, quello che suscita e rinvigorisce gli emblemi, i miti, le nostre antiche presenze, le nostre ombre e il nostro stesso cammino. Proviamo a vederla allora questa piccola e misteriosa mostra come la costruzione di un nuovo emblema, come il ripercorrere il passo di un mito. Perché il mito diventa lo specchio da attraversare, il pelago nel quale sprofondare e da cui rinascere più mortali di prima, a nuove nozze rinascere, come Cadmo ed Armonia, nell’Illiria immaginaria e per diventare poi ancora una volta immortali. Consuelo, Stefano, Giancarlo e Giulio più passa il tempo e più mi appaiono dunque dunque figli del Mito, artisti o sparti, guerrieri che parlano e che danno vita ad una nuova fondazione, ad una nuova città o Tebe o Virus Studio che lo si voglia chiamare. Con quella progenie di figli o nipoti che si incrocia e si incrocerà di nuovo per dare poi vita ad una nuova saga, ad un ciclo Tebano mi verrebbe da dire, o forse ad una Morgan Lost dove la seconda guerra mondiale non c’è stata e se sei sopravvissuto vivi in tricromia e attorno a te percepisci i segni di una nuova estetica, Egitto che sia, mescolanza di miti e forme ancestrali che saranno.

Virus Group con i suoi quattro sparti guerrieri atterra in questa mostra portando sul volto il tatuaggio dello sguardo di Seth, una volta gliel’ho visto fare; quella sottilissima mascherina nera che circonda gli occhi. Perché ogni mostra è per questi quattro epici artisti guerrieri la costruzione di un trauma, come di un viaggio verso la Luna, l’insediamento in un nuovo loft dalla cui finestre osservare di nuovo il mare da cui provengono. E sopra le onde ecco che appaiono ancora una volta le loro creazioni che hanno una forma e infinite vite, che posseggono l’armonia e il mistero del Mito stesso che li ha generati.

Oh ultima stirpe di nipotini di Zeus!